A partire dall’età preromana, il rapporto tra gli insediamenti di altura e quelli posti a valle muta gradualmente; con l’occupazione stabile dell’area, l’abitato in pianura si afferma come spazio di scambio e incontro. All’interno dell’emporio, protetto probabilmente in origine da una palizzata lignea, gli edifici sorti in prossimità dei due principali assi viari assumono forme architettoniche monumentali per adempiere a funzioni sempre più complesse e rispondere alle necessità poste dalla nuova entità urbana di età augustea. Il Foro di Saepinum, corrispondente all’area in origine adibita alla sosta per le greggi, diventa il luogo in cui assistere ai comizi politici e cortei trionfali, è lo spazio utile a contrarre affari, ad omaggiare la famiglia imperiale o i personaggi benemeriti locali, a porre sotto la protezione divina le questioni politiche, sociali ed amministrative. La città romana mantiene la sua vitalità fino al V secolo d.C., poi il graduale abbandono comporta il crollo degli edifici pubblici principali e il restringimento delle aree abitate. La popolazione si rifugia nuovamente in altura ma la grande piazza lastricata non è del tutto abbandonata: in essa sono presenti i segni di ulteriori passaggi tracciati dai popoli fino al secolo scorso che, ripercorrendo il percorso del tratturo e quello montano, hanno aggiunto i propri racconti.