Il Noce dei bambini e degli sposi

Maestoso, saggio, solitario: il noce è l’albero dal portamento solenne, la sua ampia chioma si espande rigogliosa sul tronco robusto, esprimendo la propria presenza nello spazio che lo circonda. Una pianta coltivata dai tempi remoti per il valore versatile del suo pregiato legname e per le sostanze nutritive contenute nei frutti, in passato impiegati anche nelle pratiche mediche come rimedio da adottare su ferite infette o per lenire dolori. Nella tradizione romana le noci erano associate alle fasi più importanti della crescita di un individuo. Virgilio racconta che nei cortei nuziali il lancio del frutto indicava che per gli sposi era conclusa l’epoca dei giochi e si entrava nella vita adulta. La ritualità del gesto auguravabenedizioni alla famiglia che stava per nascere e saggezza per il nuovo tempo dell’esistenza. I fanciulli romani portavano sempre una sacca attaccata alla cintura contenente delle noci con cui facevano giochi fantasiosi. Nel poemetto Nuces,attribuito a Ovidio, sono descritte le gare che i ragazzi amavano praticare soprattutto nei Saturnalia. Le noci rappresentavano il tempo dei bambini e dell’esperienza ludica-formativa dell’infanzia racchiusa nell’espressione relinquere nuces: nel “lasciare le noci” i romani accoglievano la responsabilità di essere cresciuti nel ricordo della fanciullezza vissuta.