Regale, possente, secolare: la quercia è la regina del bosco, solida, cresce lentamente e propaga la sua folta chioma fino a diventare maestosa. Una presenza imponente, longeva, che alterna foglie gialle dai caratteri maschili con fiori femminili tinti di verde e, come una guardiana del tempo, si radica al suolo per resistere alle tempeste. Essa interpreta il vigore morale e la forza dei popoli, un’integrità che si fa divina nella tradizione antica. Plinio il Vecchio descrive la sacralità ancestrale dei boschi e ricorda il legame esistente tra le specie arboree e il culto delle divinità a cui erano dedicate le presenze vegetali. La quercia è l’albero della Dea Madre, genitrice primordiale e primigenia, ma la pianta era anche sacra a Giove, padre degli dei e degli uomini, signore dei fulmini e delle tempeste, che dimorava tra le alte montagne ricoperte di querce dalle quali inviava la pioggia per far fiorire la terra, esprimendo così la sua forza fertilizzante. Nel santuario di Giove, costruito da Romolo sul Campidoglio, presso la quercia sacra venerata dai pastori era possibile ricevere messaggi del dio. Attraverso il suono delle foglie mosse dal vento e il tubare delle colombe che abitavano i rami dell’albero, Giove pronunciava il suo volere inviando segnali ai sacerdoti e alle vestali, poiché nel secolare respiro della quercia i fedeli sapevano di trovare la presenza divina.