Presenze di ritorno

Con il susseguirsi di periodi instabili determinati da guerre e continue incursioni nemiche, l’area in pianura diventa insicura e la popolazione si rifugia nelle zone montane più facilmente difendibili. Saepinum con il suo esiguo presidio insediativo prende il nome di Altilia mentre la comunità si disperde rifugiandosi presso i siti antichi abbandonati in epoca imperiale. A Terravecchia, all’interno della cinta sannitica è stata rinvenuta una torre quadrata e dai materiali ceramici invetriati e smaltati si attesta la frequentazione dell’abitato fortificato fino al XIV secolo. La rioccupazione del santuario italico a San Pietro dei Cantoni ha probabilmente mantenuto la funzione sacra dei luoghi, ospitando la costruzione di un edificio ecclesiale cristiano edificato sulle residue strutture del tempio, poi abbandonato tra il VII e l’VIII secolo. In questa fase si sceglie un’altra località d’altura per la fondazione del Castellum Sepini (attuale centro abitato di Sepino), che eredita la vocazione insediativa della città romana. Fondamentale per la costruzione di questa nuova realtà è la ricca presenza di sorgenti e corsi d’acqua che, all’interno delle mura e nelle sue adiacenze, conferiscono ancora oggi acqua limpida alla popolazione tramite le numerose fontane pubbliche. L’acqua segna il tempo con il suo fluire continuo e rinnova il rapporto tra gli abitanti e le terre.