Dalle pendici del Matese sgorgano rigogliose sorgenti di acqua limpida che gradualmente scorrono verso valle, generando un articolato intreccio di sistemi idrici che attraversano e alimentano la piana sottostante. Un movimento verticale che ha tracciato una particolare morfologia fluviale sulla quale l’uomo ha modellato passaggi, valichi e cammini al fine di mettere in connessione le aree d’altura con la valle, i nuclei abitativi e i centri di produzione, gli spazi di preghiera e quelli dedicati allo scambio. La necessità di stabilire rapporti di vicinanza tra le differenti aree produttive ha favorito la nascita di centri situati in contesti facilmente accessibili, come quelli collocati in pianura. A partire, infatti, dal IV secolo a. C., l’area diventa spazio di sosta per le greggi e luogo adatto al mercato, non a caso posto nell’intersezione di due importanti percorsi viari: il tracciato di valle si trasforma nel maggiore asse urbano, il Decumano; l’arteria discendente dal versante montano, diretta verso la pianura dove scorre il fiume Tammaro, è il Cardo. Su questa strada si effettuava l’alpeggio di prossimità o si raggiungeva l’opposto versante vallivo fino a connettersi con la costa adriatica. Collegamenti e snodi che hanno intrecciato territori arricchendo le comunità di contaminazioni culturali.